gonfiore addominale

Quel gonfiore che non passa, quando a infierire sulla silhouette sono le intolleranze alimentari

La dottoressa Emanuela Tonani, biologa nutrizionista del Centro Onze di Milano spiega quali sono i sintomi che devono allarmare chi soffre di gonfiore addominale frequente, perché valuti di poter avere un problema di intolleranze alimentari.

Dottoressa a cosa è dovuto il gonfiore addominale e quando deve diventare un campanello di allarme per le intolleranze?

Le persone che vogliono perdere peso, ma non solo queste, manifestano molte volte, un disturbo: il gonfiore addominale. Questo può essere attribuito a varie cause: ad esempio, anche semplicemente ad un’alimentazione non equilibrata per quanto riguarda l’introduzione di carboidrati, proteine e grassi. Infatti, avere un’alimentazione particolarmente ricca in zuccheri semplici tipo il classico zucchero che si mette nel caffè, dolciumi vari ed anche la frutta, causa sicuramente fermentazioni che daranno luogo ad un bel gonfiore addominale. Un’altra possibilità potrebbe essere data da un’eccessiva introduzione di verdure (i classici minestroni) o di legumi (fagioli, piselli, lenticchie,etc)

Se si escludono, però, tutte queste possibili cause si può valutare la presenza di un’intolleranza alimentare e cioè una reazione che si manifesta non immediatamente quando si assume un alimento, ma a distanza di tempo, fino a 72 ore dopo.

Quali sono i principali alimenti che tendono a creare queste intolleranze?

I principali alimenti che tendono a causare un’ intolleranza sono sicuramente il grano, il lievito e il latte, ma anche uova e solanacee (pomodori, peperoni, melanzane e patate).

Quali sono gli esami utili a chiarire la situazione delle intolleranze e le reali cause del gonfiore?

Ci sono molti test disponibili sul mercato; personalmente ho avuto degli ottimi risultati quando ho consigliato ai miei pazienti di valutare l’eventuale intolleranza con il metodo chiamato Cytotest o test citotossico che viene effettuato tramite il prelievo di sangue. Con tale test i risultati vengono quantificati su una scala che va da 1 a 4, a seconda della gravità della reazione. Gli alimenti che hanno mostrato una positività verranno esclusi per un periodo variabile a seconda del grado di reazione per poi essere gradualmente reinseriti.

Quando è utile l’uso di probiotici?

Nel caso di intolleranze potrebbe essere utile inserire nella dieta i probiotici in modo da ristabilire l’equilibrio della flora batterica. I probiotici sono oligosaccaridi non digeribili che, presenti negli alimenti o venduti sotto forma di integratori, influenzano positivamente la crescita e l’attività di batteri benefici presenti nel colon.

E’ consigliabile scegliere un probiotico polivalente e cioè che contenga ceppi batterici differenti in modo tale da avere la certezza di integrare i microrganismi mancanti.Vanno assunti a stomaco vuoto, in modo che il ph dello stomaco incida il meno possibile; andrebbero assunti per almeno un mese cambiandoli ogni 15 giorni. Occorre tenere presente, però, che in alcuni soggetti i probiotici possono peggiorare il gonfiore, soprattutto quando i probiotici contengono lattosio, quindi il trattamento va sempre valutato in funzione delle caratteristiche del soggetto.

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